Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED): Tra compulsività, emozioni e strategie terapeutiche

 

 

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder, BED) è una condizione psicologica complessa che, nonostante sia tra i disturbi alimentari più diffusi, rimane ancora largamente sottodiagnosticata e stigmatizzata.

A differenza di altri disturbi come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa, che si caratterizzano per comportamenti alimentari restrittivi o purgativi, il BED è definito principalmente da episodi ricorrenti di abbuffate incontrollate di cibo. Durante questi episodi, la persona ha una sensazione di totale perdita di controllo, mangiando porzioni significativamente maggiori rispetto a quelle che normalmente consumerebbe in un dato periodo di tempo. Tuttavia, a differenza della bulimia nervosa, non vi è un tentativo di compensazione, come il vomito o l’uso di lassativi, il che rende il disturbo ancora più complesso da affrontare dal punto di vista terapeutico.

Definizione e caratteristiche del Disturbo da Alimentazione Incontrollata

Il BED è caratterizzato dalla presenza di episodi ricorrenti di abbuffate, durante i quali una persona mangia una quantità di cibo che è significativamente superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe in una situazione simile. Questi episodi sono accompagnati da una forte sensazione di perdita di controllo e si verificano in assenza di comportamenti di purging, come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi.

Un altro aspetto centrale del BED è la risposta emotiva che segue le abbuffate: i soggetti che soffrono di questo disturbo tendono a provare vergogna, senso di colpa e disgusto verso se stessi dopo aver mangiato in eccesso. Questi sentimenti sono spesso accompagnati da un forte disagio psicologico, ma anche da un comportamento alimentare disordinato che può portare a un aumento del peso corporeo, con conseguenti effetti negativi sulla salute fisica e mentale (Fairburn et al., 2003).

Secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5), il disturbo viene diagnosticato quando una persona sperimenta episodi di abbuffate alimentari almeno una volta alla settimana per tre mesi consecutivi e prova un disagio significativo rispetto a tali episodi.

Il BED può essere associato a un’alterata percezione del corpo, che può portare a una maggiore suscettibilità a problemi di autostima e disturbi psicologici, come l’ansia e la depressione.

Compulsività e regolazione emotiva

Una delle caratteristiche centrali del BED è la compulsività del comportamento alimentare, che è strettamente legata a un fallimento nei processi di regolazione emotiva. Le persone che soffrono di BED spesso utilizzano il cibo come un mezzo per far fronte a emozioni difficili da gestire, come ansia, stress, tristezza, noia o frustrazione. La difficoltà di riconoscere e gestire in modo sano le proprie emozioni porta a una costante ricerca di sollievo nel cibo, che diventa così un “anestetico emotivo”. Tuttavia, il sollievo che il cibo offre è temporaneo e viene seguito da sensi di colpa e vergogna, che rinforzano il ciclo di abbuffate (Hölzel et al., 2011).

A differenza di altri disturbi alimentari come l’anoressia nervosa, dove il controllo alimentare è visto come un meccanismo per gestire emozioni o per ottenere un senso di potere, nel BED la persona sperimenta la sensazione di essere “fuori controllo” durante l’episodio di abbuffata. Questa mancanza di controllo e la conseguente sensazione di impotenza contribuiscono a un ciclo negativo in cui l’abbuffata è seguita da emozioni di vergogna e frustrazione, che, a loro volta, portano a nuovi episodi di abbuffate come tentativo di affrontare il malessere emotivo.

Studi psicologici hanno evidenziato che la regolazione emotiva è una delle principali aree da affrontare nel trattamento del BED. Interventi mirati a migliorare l’autoconsapevolezza emotiva e a promuovere strategie di coping più adattive possono ridurre significativamente la frequenza e l’intensità delle abbuffate (Fairburn et al., 2009). La consapevolezza emotiva è, infatti, un fattore protettivo che aiuta le persone a prevenire il ricorso al cibo come modalità di coping, creando una maggiore distanza tra il disagio emotivo e la risposta alimentare.

I meccanismi neurobiologici alla base del BED

I meccanismi neurobiologici che sottendono il BED sono complessi e ancora in fase di approfondimento, ma diversi studi suggeriscono che il disturbo sia legato a disfunzioni nei sistemi cerebrali coinvolti nella regolazione dell’appetito e nel controllo delle emozioni.

La dopamina, un neurotrasmettitore che regola il sistema di ricompensa del cervello, gioca un ruolo chiave. La dopamina è implicata nell’attivazione del circuito della ricompensa, che è stimolato dal consumo di cibo. Le persone con BED sembrano essere più sensibili a questo stimolo, il che spiegherebbe la loro difficoltà nel fermarsi durante un episodio di abbuffata (Frank et al., 2012).

Inoltre, il sistema leptina-grelina, che regola la fame e la sazietà, sembra essere disfunzionale nelle persone con BED. La leptina, che segnala la sazietà al cervello, e la grelina, che stimola la fame, sono ormoni che intervengono nella regolazione dell’assunzione alimentare. Nel BED, vi è una risposta anomala di questi ormoni, che può portare a difficoltà nel riconoscere i segnali di sazietà, contribuendo così alla perdita di controllo durante gli episodi di abbuffata (van Strien, 2018). Le ricerche indicano che la disfunzione di questi circuiti neurobiologici potrebbe essere un fattore predisponente per il disturbo.

Fattori psicologici e sociali nel BED

I fattori psicologici e sociali sono determinanti nel manifestarsi e nel mantenersi del BED. Un aspetto fondamentale riguarda la distorsione della percezione del corpo, spesso alimentata dalla pressione sociale per conformarsi agli ideali di bellezza imposti dai media. La società contemporanea, infatti, promuove un modello di magrezza come sinonimo di successo e felicità, e le persone con BED possono sviluppare una visione estremamente critica di sé, percependo il proprio corpo come inadeguato e “fallimentare”. Questo vissuto di inadeguatezza può innescare episodi di abbuffate come modalità di compensazione.

Esperienze di trauma infantile, come abusi fisici o emotivi, sono frequentemente riscontrate nei pazienti con BED. L’abuso e il rifiuto sociale possono contribuire a un deficit nella regolazione emotiva, aumentando la vulnerabilità al disturbo. La ricerca ha dimostrato che le persone che hanno vissuto esperienze traumatiche nell’infanzia sono a maggior rischio di sviluppare disturbi alimentari, compreso il BED (Grilo et al., 2005). Il cibo, in questo contesto, diventa un “riparo” temporaneo dal dolore psicologico.

Trattamenti psicologici per il BED

Il trattamento del BED richiede un approccio integrato e multidisciplinare, poiché si tratta di un disturbo che coinvolge fattori emotivi, psicologici e fisici.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) è uno degli approcci più efficaci. La CBT aiuta i pazienti a identificare e modificare i pensieri disfunzionali legati al cibo, al corpo e alla loro autostima, e a sviluppare nuove strategie per affrontare lo stress emotivo senza ricorrere al cibo come strumento di coping. Il trattamento si concentra anche sull’insegnamento di abilità di autoregolazione emotiva e sulla promozione di un atteggiamento più equilibrato verso il cibo e il corpo (Grilo et al., 2005).

Altre terapie, come la Mindfulness-Based Eating Awareness Training (MB-EAT), si concentrano sulla consapevolezza durante il pasto, aiutando i pazienti a riconoscere e rispettare i segnali di fame e sazietà. La mindfulness favorisce l’interruzione del ciclo di abbuffate, promuovendo una relazione più sana con il cibo. Diversi studi hanno documentato i benefici della mindfulness nel trattamento dei disturbi alimentari, in quanto aiuta le persone a vivere in modo più pieno nel momento presente, senza fuggire dalle emozioni difficili (Kristeller & Wolever, 2011).

La Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT) è un’altra opzione terapeutica che può rivelarsi utile per i pazienti con BED, in particolare quelli che presentano difficoltà significative nella regolazione emotiva. La DBT aiuta a sviluppare capacità di accettazione emotiva e a ridurre i comportamenti impulsivi, favorendo una maggiore stabilità emotiva e un miglioramento della qualità della vita.

Interventi nutrizionali e psicoeducativi

Oltre alla psicoterapia, il trattamento nutrizionale è cruciale per il recupero dal BED. Un nutrizionista specializzato può aiutare a stabilire un piano alimentare sano e bilanciato, riducendo la tendenza a fare abbuffate.

La psicoeducazione è altrettanto importante, poiché aiuta i pazienti a comprendere la natura del disturbo e a riconoscere i segnali di fame e sazietà in modo più accurato. Un’educazione alimentare mirata può anche supportare la persona nel recupero da un rapporto disfunzionale con il cibo.

Conclusioni

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è un disturbo complesso che si radica in un insieme di fattori biologici, psicologici e sociali. Il trattamento richiede un approccio olistico, che prenda in considerazione tanto la componente emotiva quanto quella nutrizionale.

Con un trattamento mirato, che comprenda la psicoterapia, l’educazione alimentare e il supporto nutrizionale, i pazienti possono imparare a gestire il disturbo e a migliorare la loro qualità di vita. Un approccio integrato che promuova la consapevolezza emotiva e una visione più equilibrata del corpo è essenziale per aiutare le persone a rompere il ciclo delle abbuffate e raggiungere un recupero duraturo.

 

Autrice : Beatrice Leonello – Psicologa

Bibliografia

  • Fairburn, C. G., Cooper, Z., & Shafran, R. (2003). Cognitive behavior therapy for eating disorders: A “transdiagnostic” theory and treatment. Behaviour Research and Therapy, 41(5), 509-528.
  • Frank, G. K., Shott, M. E., & Hagman, J. O. (2012). Neurobiological mechanisms of binge eating disorder. Journal of Psychiatric Research, 46(9), 1081-1089.
  • Grilo, C. M., & Masheb, R. M. (2005). Psychological aspects of binge eating disorder and obesity. Journal of Clinical Psychiatry, 66(10), 41-47.
  • Hölzel, B. K., Lazar, S. W., & Hempel, H. (2011). Mindfulness practice leads to increases in regional brain gray matter density. Psychiatry Research: Neuroimaging, 191(1), 36-43.
  • Kristeller, J. L., & Wolever, R. Q. (2011). Mindfulness-based eating awareness training for treating binge eating disorder: The effects of treatment on psychological and physical symptoms. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 79(5), 643-653.
  • van Strien, T. (2018). Dispositional factors in binge eating disorder and obesity: A review of the literature. European Eating Disorders Review, 26(3), 228-243.