Una voce che cerca ascolto : ecolalia e inclusione scolastica

L’ambiente scolastico è un contesto privilegiato per osservare, comprendere e intervenire sui
bisogni comunicativi e relazionali degli alunni. Tra i vari comportamenti atipici che possono
emergere nel corso della crescita, l’ecolalia rappresenta un fenomeno linguistico spesso
sottovalutato, ma molto rilevante, soprattutto quando assume una connotazione patologica.

 

Ecolalia : cosa è?
L’ecolalia è la ripetizione più o meno automatica di parole, frasi o espressioni udite da altri. È un
comportamento che può apparire naturale nelle prime fasi dello sviluppo linguistico — ad esempio
nei bambini molto piccoli che stanno imparando a parlare — ma che in altri contesti può indicare la
presenza di una difficoltà più profonda. Esistono due forme principali: l’ Ecolalia immediata,
quando la ripetizione avviene subito dopo aver ascoltato l’enunciato e l’ Ecolalia differita, quando la
ripetizione avviene a distanza di tempo, anche giorni o settimane dopo.

Quando questo comportamento persiste oltre l’età evolutiva tipica o si manifesta con caratteristiche ripetitive,
meccaniche e non funzionali alla comunicazione, si parla di ecolalia patologica. L’ecolalia
patologica è spesso presente in soggetti con disturbi del neurosviluppo. in molti bambini autistici,
l’ecolalia rappresenta una delle prime manifestazioni linguistiche. Non sempre è “vuota” o senza
significato: può avere una funzione autoregolativa, comunicativa o imitativa. In soggetti con ritardo
cognitivo, l’ecolalia può sostituire un linguaggio funzionale non ancora sviluppato. L’ecolcalia può
manifestarsi come tentativo di “riempire i vuoti” del linguaggio espressivo. In casi meno frequenti,
può comparire in presenza di patologie neurologiche o sindromi genetiche. È importante
sottolineare che non tutta l’ecolalia è patologica. Nella primissima infanzia, ad esempio, rappresenta
una fase normale dello sviluppo del linguaggio. Diventa patologica solo quando persiste oltre una
certa età (in genere oltre i 3 anni) e non evolve verso un uso più flessibile e comunicativo del
linguaggio.


Il contesto scolastico
La scuola è spesso il luogo in cui i primi segnali di ecolalia patologica vengono osservati.
Insegnanti, educatori e personale scolastico possono trovarsi di fronte ad alunni che ripetono
sistematicamente le domande invece di rispondere, imitano le espressioni dell’adulto senza capirne il
significato, ripetono frasi sentite in TV o nei cartoni animati, in modo non contestualizzato,
mostrano rigidità comunicativa e difficoltà di interazione con i pari. In questi casi, l’ecolalia può
apparire come un ostacolo alla comunicazione, ma in realtà può avere anche funzioni adattive.
Alcuni bambini usano l’ecolalia per regolare lo stress o l’ansia, attirare l’attenzione, mantenere una
conversazione nei limiti delle proprie capacità.

Capire il significato funzionale dell’ecolalia è fondamentale: non è sempre un sintomo “da eliminare”, ma piuttosto un comportamento da
interpretare e guidare verso un uso più funzionale del linguaggio.

Per affrontare in modo efficace l’ecolalia patologica in ambito scolastico, è fondamentale adottare un approccio educativo integrato
e multidisciplinare. L’insegnante deve saper osservare il quando, il come e il perché si manifesta l’ecolalia: avviene in situazioni di stress o cambiamento? È una forma di risposta a una richiesta verbale?

Si accompagna ad altri segnali di disagio? Ogni studente è unico. È quindi utile costruire un PEI (Piano Educativo Individualizzato) che tenga conto delle caratteristiche comunicative del bambino, coinvolgendo insegnanti di sostegno, famiglia, logopedisti e neuropsichiatri infantili.
Usare frasi brevi, strutturate, coerenti. È importante evitare domande troppo aperte o complesse. In
certi casi, è meglio proporre domande chiuse o scelte guidate.

La Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) può essere una risorsa potentissima per bambini ecolalici. Simboli, immagini,
gesti o strumenti digitali possono facilitare la comunicazione autentica. Ogni tentativo di
comunicazione funzionale deve essere valorizzato e incoraggiato, anche se inizialmente è limitato o
imperfetto. Favorire le interazioni con i pari, mediando quando necessario. Alcuni compagni
possono diventare “modelli” comunicativi positivi, se adeguatamente coinvolti.
Il lavoro congiunto tra scuola e famiglia è cruciale. I genitori devono essere informati, ascoltati e
coinvolti nelle scelte educative. Una comunicazione costante consente di riconoscere eventuali
progressi o regressioni, condividere strategie comuni, offrire al bambino un ambiente coerente nei
diversi contesti di vita.

Conclusione
Affrontare il tema dell’ecolalia patologica in ambito scolastico significa addentrarsi in uno degli
aspetti più delicati e complessi del rapporto tra linguaggio, apprendimento e relazione. L’ecolalia,
spesso fraintesa come semplice ripetizione priva di significato, è in realtà un segnale linguistico
profondo, che ci parla delle strategie — a volte rudimentali ma significative — con cui alcuni
bambini tentano di interagire con il mondo. Nel contesto scolastico, l’ecolalia patologica può
diventare una sfida, ma anche un’opportunità educativa. Sfida, perché mette in discussione le
modalità comunicative “tradizionali” e impone una riflessione sulle strategie didattiche.
Opportunità, perché ci obbliga a decentrare lo sguardo, a riconsiderare cosa significhi comunicare,
partecipare, apprendere — al di là delle sole parole pronunciate. Insegnanti ed educatori che si
trovano di fronte a un bambino ecolalico hanno il compito – e l’opportunità – di interrogarsi sulle
funzioni del linguaggio, sulla sua dimensione relazionale e non solo informativa. L’ecolalia, anche
quando appare disfunzionale, può rappresentare un ponte: tra pensiero e linguaggio, tra mondo
interno e ambiente esterno, tra bisogno e risposta. Il vero obiettivo non è cancellarla, ma
comprenderla, darle senso, e guidare il bambino verso forme di comunicazione più funzionali e
autentiche. Ciò richiede una visione educativa inclusiva, fondata su empatia, osservazione attenta, e
collaborazione interdisciplinare. Richiede anche una trasformazione del ruolo dell’insegnante, da
trasmettitore di contenuti a facilitatore di relazioni, mediatore linguistico, sostenitore emotivo. In
questo processo, l’insegnante non è solo colui che insegna, ma colui che accoglie, che decodifica,
che valorizza ogni forma possibile di espressione. La presenza di ecolalia in classe, dunque, non è
un limite, ma un invito a rinnovare la nostra idea di scuola come luogo di comprensione, pluralità, e
crescita condivisa. Una scuola che non si ferma davanti alla differenza, ma la accoglie come valore,
come spunto di riflessione pedagogica, come motore di innovazione. Per il bambino, sentirsi accolto
anche nella sua modalità comunicativa “diversa” può rappresentare il primo passo verso
l’autonomia, l’autostima, e l’integrazione reale. Per la scuola, rappresenta l’occasione di riscoprire
la propria funzione più profonda: essere un luogo in cui ogni voce, anche la più fragile o atipica,
trova ascolto e riconoscimento.

 

Autrice : Marisa De Domenico- Psicologa  esperta in orientamento scolastico e DSA