L’educazione sessuale è uno degli aspetti più delicati ma anche più fondamentali del percorso
formativo di un individuo. Parlare di educazione sessuale a scuola, soprattutto nei bambini, suscita
spesso dibattiti e opinioni contrastanti: c’è chi la ritiene un tema troppo precoce e chi, al contrario,
la considera indispensabile fin dai primi anni. In realtà, come dimostrano numerose ricerche e linee
guida internazionali, una corretta educazione affettiva e sessuale, iniziata in modo graduale e adatto
all’età, rappresenta uno strumento prezioso per la crescita sana, sicura e consapevole dei più
piccoli.
Quando si parla di educazione sessuale, è importante chiarire che non si tratta di “insegnare
il sesso”, ma di fornire ai bambini conoscenze, linguaggio e competenze relazionali per
comprendere se stessi e gli altri. Significa promuovere il rispetto del corpo, delle emozioni e dei
confini personali. L’obiettivo principale non è anticipare esperienze adulte, ma educare alla
consapevolezza, al rispetto e alla prevenzione.
I bambini hanno diritto a conoscere il proprio corpo, a sapere come cambia e a imparare a proteggerlo.
Fin dalla scuola dell’infanzia, si può introdurre il tema in maniera naturale, attraverso un linguaggio semplice e adatto all’età.
I bambini possono imparare i nomi corretti delle parti del corpo, comprendere che esistono zone intime da rispettare e
che nessuno deve toccarle senza consenso. Questi insegnamenti, apparentemente elementari, sono
in realtà fondamentali anche nella prevenzione di abusi e comportamenti inappropriati. Inoltre,
conoscere il proprio corpo favorisce un rapporto sereno con la propria identità fisica, riducendo
imbarazzi e tabù che spesso si sviluppano in età più avanzata. Durante la scuola primaria,
l’educazione sessuale può approfondire temi legati ai cambiamenti del corpo, alla pubertà e alle
emozioni che accompagnano la crescita. I bambini cominciano a fare domande, a confrontarsi con
curiosità e spesso ricevono informazioni frammentarie o distorte da internet o dai coetanei.
La scuola, in questo contesto, può e deve rappresentare un luogo sicuro e scientificamente affidabile, in
cui ricevere spiegazioni corrette e prive di giudizi morali. Si tratta di educare alla conoscenza, ma
anche alla responsabilità e al rispetto reciproco, favorendo la parità di genere e la comprensione
delle diversità. Con l’ingresso nella preadolescenza, verso la fine della scuola primaria e l’inizio
della secondaria, i ragazzi vivono cambiamenti fisici e psicologici significativi.
È il momento di introdurre anche temi come la contraccezione, le infezioni sessualmente trasmissibili,
il consenso e le relazioni affettive. Questi argomenti, se trattati con competenza e sensibilità,
aiutano a costruire un senso di responsabilità e a prevenire comportamenti a rischio.
L’educazione sessuale non incoraggia la precoce attività sessuale, come spesso si teme, ma anzi contribuisce a ritardarla,
rendendo i giovani più consapevoli delle proprie scelte.
Un altro aspetto centrale è il coinvolgimento della famiglia.
La scuola non può e non deve sostituirsi ai genitori, ma può essere un alleato prezioso.
Le organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS) e l’UNESCO, sostengono da anni la necessità di introdurre programmi di
educazione sessuale già nella prima infanzia (intorno ai 3 anni).
Le loro linee guida raccomandano un approccio progressivo,
basato su evidenze scientifiche, che integri aspetti biologici, emotivi, sociali ed etici.
L’obiettivo è formare cittadini consapevoli, capaci di vivere la propria sessualità e le proprie relazioni in modo
sano, rispettoso e responsabile. Non va dimenticato, che l’educazione sessuale è anche educazione
all’affettività, al rispetto e alla cittadinanza. Insegnare ai bambini a conoscere e gestire le proprie
emozioni, a rispettare i confini dell’altro e a riconoscere le differenze come valore, significa
costruire le basi di una società più empatica e meno violenta. Parlare di sessualità in modo naturale
e scientifico aiuta a smontare stereotipi, discriminazioni e pregiudizi legati al genere,
all’orientamento o all’identità personale.
Conclusioni:
In conclusione, l’educazione sessuale a scuola non è un argomento accessorio né un tema da
affrontare solo in età adolescenziale: è una parte integrante del percorso educativo e formativo di
ogni bambino. Educare alla sessualità significa, prima di tutto, educare alla vita, al rispetto e alla
consapevolezza di sé. Un’educazione sessuale seria e ben strutturata consente ai bambini di
conoscere il proprio corpo, comprendere i cambiamenti che lo riguardano e acquisire le competenze
emotive e relazionali necessarie per vivere in modo sano e rispettoso. Ignorare o rimandare questi
temi non li elimina: al contrario, lascia spazio a disinformazione, vergogna e curiosità mal gestite,
spesso alimentate da fonti non affidabili come internet o i coetanei. Parlare di sessualità in modo
aperto e scientificamente corretto, invece, aiuta i bambini e i ragazzi a sviluppare un pensiero critico
e a formare un’immagine positiva e realistica di sé. Questo contribuisce anche a contrastare
stereotipi di genere, pregiudizi e comportamenti discriminatori che ancora oggi trovano terreno
fertile nella mancanza di conoscenza e dialogo.
La scuola, insieme alla famiglia, ha la responsabilità di accompagnare i giovani nella scoperta della propria identità, offrendo strumenti per affrontare con serenità e responsabilità le esperienze che la crescita comporta. L’educazione sessuale a scuola
deve essere un percorso educativo complesso e profondo, che unisce mente, corpo ed emozioni. E
in questo cammino, lo psicologo rappresenta la figura professionale più adatta a guidare e
coordinare l’intervento. Il suo ruolo non è solo quello di informare, ma di educare, ascoltare,
prevenire e promuovere benessere psicologico. Egli aiuta bambini, insegnanti e genitori a costruire
un linguaggio condiviso fatto di rispetto, consapevolezza e apertura. Laddove lo psicologo è
presente in modo continuativo nella scuola, si osserva una maggiore serenità nel trattare questi temi,
una riduzione dei tabù e un miglioramento delle relazioni tra pari. Educare alla sessualità, con
l’aiuto dello psicologo, significa formare cittadini più liberi, responsabili e rispettosi. È un
investimento sul futuro, perché solo una società che insegna ai suoi bambini a conoscersi e a
rispettarsi potrà diventare una società più empatica, più giusta e più umana.
Autrice : Marisa De Domenico – Psicologa esperta in orientamento scolastico e DSA
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