Disposofobia: un disturbo di cui nessuno parla

Esiste un disagio psichico che prende il nome di Disposofobia, ovvero l’incapacità a liberarsi di oggetti inutili, accumulandoli anche in spazi esigui. Esiste. Ma nessuno ne parla.

Eppure in Italia sono diverse migliaia le persone affette da questo disturbo, anche se è difficile fare statistiche perché chi soffre di questo disturbo spesso vive solo, e non cerca aiuto perché non ritiene che la sua situazione sia anormale, oppure perché pensa che sia impossibile risolverla. Si calcola, comunque, che negli Stati Uniti siano vittime di questo disturbo circa 2 milioni di persone disposofobiche.

Caratteristiche di personalità del disposofobico

Proviamo a tracciare una sorta di identikit sul disposofobico:

I disposofobici avvertono forte l’impulso ad accumulare oggetti, siano essi poco utili o addirittura pericolosi, e sono pronti a sacrificare il proprio spazio vitale e le condizioni più elementari d’igiene, pur di avere sotto mano i loro “tesori”. Molto spesso presentano problemi di tempo e organizzazione. Per loro è difficile stabilire delle priorità e  sono incapaci di organizzare il loro menage domestico e la loro routine spazio-temporale, in modo da sentirsi a loro agio. Presentano tratti di rigidità mentale e ostinatezza. Spesso le persone colpite pensano  di non avere un problema, e quando qualcuno fa notare loro lo stato in cui versano, possono interrompere il contatto con vicini, amici e parenti, rischiando l’isolamento sociale: sono degli “incompresi”.

Si è spesso dibatutto se la disposofobia sia un tratto  o una vera e propria patologia a sé stante.Per esperienza personale e clinica, sento di affermare che la disposofobia sia un vero e proprio disturbo, che può talvolta comparire in concomitanza con altri disturbi come il disturbo bipolare, disordini alimentari o il Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità, con cui spesso è accomunato, di cui però non condivide gli stessi substrati neurofisiologici.

 

Quali sono le cause?

Secondo una ricerca di genetica, pubblicata sull’American Journal of Psychiatry, le persone disposofobiche hanno, nel loro albero genealogico, almeno un parente di primo grado con disturbi di natura compulsiva, il che indica che potrebbe avere una causa genetica. La malattia segue un corso cronico che generalmente ha il suo inizio intorno ai 20 anni anche se sono stati riportati casi di pazienti di 10 anni di età, ma gli episodi cronici occorrono intorno ai 35 anni di età.

La disposofobia può essere causata da un trauma subito nell’età infantile, in cui l’individuo ha dovuto scegliere.

Conservare per il disposofobico vuol dire mantenere la memoria della propria esistenza, è come dire “io esisto”, “ci sono” e tutto ciò che mi circonda lo dimostra; o ancora, può voler rappresentare la paura del futuro, la paura di perdere il proprio passato.

La paura per il futuro può essere prevenuta conservando tutto ciò che può essere utile per sopperire quindi ad eventuali bisogni che verranno e per evitare di trovarsi nella condizione di fare delle rinunce.

Conservare inoltre vuol dire dimostrare la propria esistenza , come affermare la propria identità, quasi che questa sia rappresentata da oggetti ed azioni.

Esistono terapie?

La cura di questo disturbo risulta difficile poiché spesso l’individuo stesso fatica a riconoscere

la propria condizione e reagisce in malo modo, qualora gli venga fatto notare la condizione dell’ambiente

in cui vive. Talvolta, i disposofobici, giungono dallo Psicologo-Psicoterapeuta, per altre problematiche che possono o meno essere legate al loro disagio.

La strada terapeutica più indicata, trattandosi di un disturbo d’ansia, è la terapia cognitivo-comportamentale.

ATTUALMENTE  il disturbo disposofobico è al centro di numerosi studi e dibattiti: Nella Quinta Versione del DSM che uscirà  durante questo2013 si è deciso di includere questo disturbo in una categoria a parte chiamata ” Hoarding Disorder”.

Personalmente ritengo una scelta adeguata creare una categoria a parte per questo disturbo che pervade più aspetti della vita quotidiana del soggetto disposofobico.

Dott.ssa Laura Muscarella

ENGLISH VERSION

DISPOSOPHOBIA: A DISORDER THAT NO ONE TALKS ABOUT.

There is a mental illness, called Disposophobia, consisting of inability to get rid of useless things, piling them in very narrow spaces. It exists, but nobody talks about.

Yet, in Italy, there are several thousand people suffering from this disorder, although it is difficult to estimate them exactly. Those who suffer from this disorder often live alone, and do not seek help because they don’t believe that the situation is abnormal, or because they think that it’s impossible to solve it. However, it is estimated that approximately 2 million people in the United States are victims of this mental illness.

Personality features  of disposophobic.

Let’s try to draw a sort of identikit:

Disposophobics feel a strong impulse to collect objects, often useless or even dangerous, and they are ready to sacrifice their living space and the most basic conditions of hygiene just to have in hand their “treasures”. Generally, they present problem with organization and time management. It’s difficult for them to establish priorities. They are unable to organize their domestic environments and space-time routine. They have traits of mental rigidity and stubbornness. Often this people think they have no problem, and when someone points out the state in which their pay, they can interrupt contact with neighbors, friends and relatives, risking social isolation: they are “misunderstood”.

We often debated whether disposophobia either a trait or a real disease itself. From my personal and clinical experience, I would say that disposophobia is a real disorder, which can sometimes occur in conjunction with other illness, such as bipolar disorder, eating disorders or Obsessive-Compulsive Personality Disorder, which appears very similar to it, although they don’t share same neurophysiological substrates.

What are causes?

According to a genetics research, published in the American Journal of Psychiatry, disposophobic people have at least one first-degree relative, in their family tree, suffering from compulsive disorders. This indicates that disposophobia may have a genetic cause. This illness follows a chronic course, which generally has its beginning around 20 years, although there have been reports of 10-year-old patients, but chronic episodes occur around age 35.

Disposophobia can be caused by a childhood trauma, in which individual had to choose.

For disposophobic, to store means keeping memory of their existence, it sounds like “I exist”, “I’m here” and all that surround him proves it. Again, it may represent the fear of future, fear of losing their past.

The fear of future can be prevented by keeping everything that can be useful to meet any needs that will be and to avoid being in a position to make sacrifices.

To store also means proving their existence, as to affirm their identity, as if that could be represented by objects and actions.

Does any therapy exist?

The treatment of this disorder is difficult, because individuals themselves often struggle to recognize their condition and reacts in a bad way if we note the situation in which they live. Sometimes, disposophobics research for Psychologists-Pychotherapists for other issues, which may or may not be related to their discomfort. Since it is an anxiety disorder, the most suitable therapeutic approach is the cognitive-behavioral therapy.

Currently, disposophobia is the focus of numerous study and discussions. In the fifth version of DSM, which will be released during 2013, it was decided to include this disorder in a separate category, called “Hoarding Disorder”.

In my opinion, the choice to create a separate category for this disorder, which pervades several aspects of daily life, is an appropriate one.

Dr. Laura Muscarella

 

 

 

 

5 commenti

  1. Interessante articolo. Grazie per la spiegazione.
    Ho un genitore che ha questo problema e vi assicuro che è un disturbo serio. Crea infatti disagio non solo alla persona interessata, ma anche a tutti i familiari.
    Concretamente cosa si può fare per aiutare queste persone? Io da figlio, ho spesso la tentazione di prendere e buttare tutto, sapendo certo che provocherei shock e molto irritamento. Potrebbe essere una soluzione? Una persona ormai di una certa età, che non riconosce la malattia e di certo non accetta di andare da uno psicologo. come possiamo fare? Grazie.

  2. Gentile dott.ssa Muscarella, la ringrazio in anticipo di questo chiarimento, in quanto io ho questo problema con mia moglie. Mi sono sempre lamentato del suo atteggiamento non proprio aperto verso di me, pensando che ci fosse un problema nel matrimonio, ma da un po di tempo ho scoperto che ha questo disturbo, infatti arrabbiandomi per la situazione in casa, ho visto che lei ha reagito difendendosi e difendendo tutto quello che ormai ci circonda nella casa. Ma vorrei dirle che questo tipo di attaccamento/gelosia sta succedendo anche nei confronti dei figli e della vita in generale. Ho pensato molte volte a separarmi, ma mi rendo conto che non si possono lasciare dei figli piccoli in questa situazione. Le sarei grato se nei suoi approfondimenti potrebbe estrarre delle soluzioni per iniziare una convivenza risolutiva con questa catastrofe. Grazie
    CHE DIO LA BENEDICA PER IL SUO CORAGGIO E LE DIA LA LUCE DI TROVARE PRESTO UNA SOLUZIONE.

  3. Pur essendo rigidamente contraria nel perseguire una linea autoritaria nell’educazione a maggior ragione nei casi in cui ci sia purtroppo una seria patologia, credo che nello specifico (sindrome di accumulo) bisogna essere abbastanza incisivi sin dai primi sintomi e nn alimentare affatto tali comportamenti…….io personalmente x essere toppo morbida con mia figlia,ora 26 enne, non ho ottenuto alcun risultato anzi……lei pensa di essere perfetta in tutto non vuole essere mai contraddetta, inoltre la sua stanza che io ho sempre tenuto come un gingillo prezioso l’ha ridotta in una specie di discarica…. ora vive x conto suo ma con la supervisione di suo padre……sembra andar meglio…ma io continuo ad essere molto preoccupata xkè suo padre non riconosce in questi atteggiamenti una patologia…. ora lei mi odia nonostante io l’abbia spesse volte assecondata e compresa…..ecco perché penso di aver sbagliato tutto con lei avrei dovuto essere molto più severa mettendo rigide regole nella gestione della sua stanza….

  4. Molto interessante,davvero!
    Temo che un poco anch’io ne sono affetta ed ho promesso a me stessa che i prossimi giorni li dedicherò a fare grandi scarti e grandi pulizie…..grazie a chi mi ha aperto gli occhi e la mente!!!

  5. Ivana Pedersoli

    gentile dottoressa,mia sorella da anni ha questa malattia,nelle stanze che occupa la sporcizia arriva quasi al soffitto…io e i miei fratelli non sappiamo cosa fare,lei è convinta di vivere in maniera normale.anche i figli l’hanno abbandonata per via di questo problema.la mia paura è che se venisse obbligata a curarsi,dopo i tre giorni di ricovero coatto,venga dimessa e poi???inoltre gira per la strada sporchissima,non si lava e tutti la evitano perchè puzza…insomma siamo confusi,ed abbiamo timore che se si obbligasse a ripulire le sue stanze con la forza,taglierebbe i pochi rapporti che ha con noi…se riesce mi contatti sulla mail,siamo molto molto preoccupati…grazie!

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