Allattamento al seno e sviluppo cognitivo-comportamentale: nuove ipotesi

I benefici dell’allattamento al seno sia per la madre che per il bambino sono numerosi e ben documentati. Il latte materno, infatti, fornisce il nutrimento ideale per i bambini in quanto rappresenta un mix quasi perfetto di vitamine, proteine e grassi – tutto ciò che il bambino ha bisogno per crescere. Inoltre contiene anche una buona dose di anticorpi che aiutano il neonato a combattere virus e batteri.
Numerosi studi hanno evidenziato come l’allattamento al seno riduca il rischio di infezioni delle vie respiratorie e della diarrea, così come una riduzione del rischio di sviluppare asma, allergie alimentari, celiachia, diabete di tipo 1 e leucemia. L’allattamento al seno può anche diminuire il rischio di obesità in età adulta.

I vantaggi per la madre riguardano sia la sfera emotiva che fisica: le madri che allattano hanno meno probabilità di sviluppare la depressione post-partum; inoltre l’allattamento ritarda la comparsa delle mestruazioni e della fertilità, fenomeno noto come lattazione. Benefici a lungo termine per la madre includono anche una diminuzione del rischio di cancro al seno, delle malattie cardiovascolari e dell’artrite reumatoide.

Fonte: www.babymagazine.it

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Nonostante numerosi studi abbiano indagato gli effetti dell’allattamento al seno sulle capacità cognitive e comportamentali, rimane comunque un argomento ancora poco chiaro e difficile da studiare.

Molto probabilmente i nutrienti presenti nel latte materno rivestono un ruolo importante nel processo di maturazione neurale, fondamentale per lo sviluppo delle capacità cognitive nei bambini come il problem solving.

È stato anche osservato che l’allattamento al seno può comportare una riduzione dei problemi comportamentali grazie al primo contatto pelle a pelle, che aiuta a formare un legame madre-bambino sicuro.
Un team di ricerca dell’University College di Dublino ha cercato di definire gli effetti dell’allattamento al seno sullo sviluppo cognitivo e comportamentale in bambini di 3 e 5 anni, cercando di ridurre l’influenza di fattori confondenti (le caratteristiche fisiche, abitudini e condizioni socio-economiche dei genitori, QI materno). Nello specifico sono stati selezionati circa 8000 bambini tra quelli delle famiglie coinvolte nello studio longitudinale Growing Up in Irlanda; questi bambini sono stati poi valutati all’età di 9 mesi, 3 e 5 anni.
Attraverso l’utilizzo di test e questionari compilati dai genitori e dagli insegnanti, sono state raccolte informazioni circa il comportamento dei bambini (iperattività, deficit dell’attenzione), i rapporti sociali con i pari, le capacità espressive mentre le abilità cognitive sono state valutate per mezzo di specifici questionari somministrati ai bambini.
Numerosi studi precedenti, elaborando i dati raccolti senza discriminarli dai vari fattori confondenti, evidenziavano l’importante ruolo dell’allattamento al seno nello sviluppo cognitivo, comportamentale e sociale del bambino.
In realtà dallo studio condotto dall’University College di Dublino, dopo gli aggiustamenti per i vari fattori precedentemente elencati, non si è osservata nessuna differenza statisticamente significativa che supporti l’ipotesi che l’allattamento al seno sia correlato ad un migliore sviluppo cognitivo e comportamentale tranne in un caso.
In questo si è osservata una riduzione della messa in atto di comportamenti iperattivi da parte dei bambini di 3 anni allattati al seno per almeno 6 mesi, una riduzione che non è stata poi osservata nei bambini di 5 anni.

Ciò fa ipotizzare che le diverse variabili ambientali, socio-economiche, comportamentali dei genitori e degli insegnanti potrebbero influenzare maggiormente lo sviluppo del bambino rispetto all’esperienza dell’allattamento al seno.

Anche se questi risultati appaiono discordanti con quelli degli studi precedenti, comunque evidenziano l’importanza del latte materno ma anche del contatto fisico madre-bambino per lo sviluppo cognitivo-comportamentale (ma non a lungo termine). Inoltre tali risultati sembrano supportare le raccomandazioni dell’OMS, secondo le quali è opportuno allattare al seno per i primi 6 mesi affinché i miglioramenti iniziali siano maggiormente evidenti.

Dott. Fabio Rossi, psicologo in formazione

Rif. Bibliografici:
– Breastfeeding, Cognitive and Noncognitive Development in Early Childhood: A Population Study. Lisa-Christine Girard, Orla Doyle, Richard E. Tremblay, Pediatrics March 2017

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